Lettera del Presidente

Cari Soci,

Il riconoscimento della professione determinerà dei cambiamenti e ciò, inevitabilmente, genera preoccupazione fra i professionisti. Noi crediamo che la corretta informazione sia sempre e comunque il primo elemento da acquisire per affrontare qualsiasi difficoltà, in modo serio e concreto. Cavalcare le paure è una scelta che genera consenso ma non contribuisce alla costruzione di progetti che salvaguardano gli interessi degli individui. Diffidiamo da chi si riempie la bocca di slogan, che nel concreto non riescono a rappresentare una realtà molto più evoluta, quale quella che stiamo vivendo ora in Italia ed in Europa, rispetto all’osteopatia.

 

L’osteopatia è una medicina integrata, che ha guadagnato un suo spazio all’interno del sistema salute in questo Paese, che soddisfa un bisogno del cittadino: la cura della disfunzione somatica.

Sono le competenze a definire una professione, non le sigle. La storia, l’evoluzione, le evidenze dimostrate, la letteratura e la pratica clinica fanno dell’osteopatia una professione autonoma e sanitaria, come affermano all’unanimità tutte le associazioni europee firmatarie e autrici della norma CEN. Tale documento definisce il profilo professionale e la formazione dell’osteopata. E le competenze riportate sono sanitarie. Quindi, se vogliamo continuare a svolgere la nostra professione, quella di cui rivendichiamo l’identità culturale, dobbiamo sapere che per farlo – con l’autonomia che abbiamo ora, continuando a trattare i pazienti nei nostri ambulatori – dobbiamo essere riconosciuti come professionisti sanitari, altrimenti le nostre competenze non potranno più essere quelle attuali. Questo deve essere molto chiaro. Così come deve essere chiaro che se noi non difendiamo l’articolo 4 del DDL Lorenzin, l’osteopatia diventerà una Laurea specialistica di fisioterapia o appannaggio dei medici.

Tutti i Paesi Europei si stanno allineando alla norma CEN. In quei Paesi dove l’osteopatia non è stata riconosciuta pienamente come professione sanitaria, si stanno avviando processi e richieste di adeguamento.

 

Essere professione sanitaria in Italia significa avere una Laurea. La battaglia da affrontare sarà sicuramente sulla definizione del percorso formativo, che non può essere ridotto a soli tre anni, in quanto insufficienti per acquisire le abilità palpatorie specifiche e le conoscenze necessarie per svolgere la nostra professione. Per gli attuali professionisti saranno individuate le equipollenze, valutate sul percorso formativo e sull’attività professionale. La discriminante sarà la possibilità di tracciare il percorso formativo e professionale di ciascuno. Per gli studenti di osteopatia il consiglio che diamo è quello di frequentare scuole il cui percorso formativo sia in linea con le indicazioni del documento CEN.

 

Sosteniamo tutti il nostro futuro e la nostra professione. Dobbiamo essere noi gli autori di questo importante passaggio. Dobbiamo guardare avanti e diffidare da chi vuole frenare questo processo di riconoscimento, per continuare a esercitare la professione con il titolo di osteopata. È per questo che da sempre porto avanti le mie battaglie.

Cari saluti a tutti, Paola Sciomachen